a cura di Giada Borgagni e Filippo Francioni

La noncuranza e lo scetticismo verso ciò che sta accadendo attorno a noi, sono sintomo di un’individualità egoistica, ma prestare servizio di volontariato ci ha permesso di interagire ed entrare in contatto con il prossimo, con il bisognoso, con lo scarto della società o, come in questo caso, con una nostra coetanea: Alessia (nome di fantasia).

Alessia, 20 anni, frequenta la quinta superiore e si sta preparando all’esame di stato mentre è alle prese con un ospite indesiderato … un virus poco simpatico. Non l’abbiamo conosciuta di persona ma come centralinisti abbiamo preso degli ordini telefonici durante il nostro servizio-spesa e solo la curiosità ci ha spinto a voler dare un volto alla sua voce decidendo, tramite un’intervista telefonica, di entrare nella sua vita attraverso alcune domande nella sua casa a San Marino.

La sua prima quarantena, ci racconta Alessia, è iniziata verso la metà di marzo quando il padre risultò positivo al test del Coronavirus, e la seconda il 15 di aprile. Ha subito notato come in famiglia si siano attivati immediatamente per adattarsi al problema, darsi forza riponendo ogni tipo di ansia e, nonostante i genitori siano stati costretti a vivere distanti in separata sede, il sostegno e l’efficienza non sono mai mancati.

Sono stati mesi stressanti perché anche solo portare fuori di casa l’immondizia era diventato un problema; ad occuparsene è stato il fratello che, pur abitando a Borgo Maggiore, si prendeva cura di lei preoccupandosi inoltre di fornirle la spesa.

Ma Alessia si è resa conto che per il fratello non era affatto comodo, né tanto meno sicuro. Fu in quell’occasione che scovò la soluzione del servizio-spesa, a cui ha preso parte l’AGECS tramite il Dipartimento di Protezione Civile; ha trovato il servizio fondamentale per lei, così come pensa per tutti coloro che si sono trovati costretti in quarantena forzata, e sebbene ci possano essere state delle incomprensioni tra quanto richiesto e ciò che effettivamente arrivava a casa, lo ha giudicato semplice ed efficace.

«È incredibile che in una realtà piccola come quella di San Marino, sia stato possibile realizzare un servizio tanto consono ed utile alle attuali circostanze» dice Alessia.

Spesso ci si ferma a riflettere, da quando è iniziata l’emergenza Covid-19, su ciò che ci manca, che abbiamo perduto e al quale vorremmo ritornare. Sentiamo di continuo la frase “vorrei tornare alla normalità”; per Alessia la “normalità” era svegliarsi presto la mattina, dirigersi verso la fermata dell’autobus che l’avrebbe condotta a scuola a Rimini, il pomeriggio vedersi con gli amici davanti ad un caffè, poi recarsi all’allenamento del suo sport preferito, rimanendoci fino a tarda sera. Routine che è stata stravolta, o quasi, per rispondere all’obbligo civile, e aggiungeremmo morale, che ci ha dettato di fermarci e rispettare le norme di distanziamento sociale, lasciandoci abbandonati alle nostre riflessioni e stravolgendo le nostre priorità per qualche mese.

Alessia che ne ha ricavato?

La scoperta di essersi ritrovata capace di gestire la propria giornata, gli impegni online, il tempo, lo studio, nuovi interessi come la cucina imparando a portare in tavola cibi semplici come un risotto, la pizza, le crocchette di pollo; cibi semplici, sì, ma che regalano soddisfazioni.

Le sue giornate, ci ha detto, sono relativamente piene: alle 9:00 iniziano le lezioni on line fino alle 13/14.00, poi pranzo, siesta pomeridiana e studio in preparazione all’esame: un’incognita che reca ansia alla nostra coetanea. Ritrovarsi nel mese di maggio non sapendo cosa il futuro riserverà alle sorti degli studenti è allarmante. Alessia ci confessa che preferirebbe sostenere l’esame online, al fine di evitare che nel giorno prefissato per la prova qualche alunno o insegnante abbia la febbre ed essere quindi costretti a tornare direttamente a casa. Un desiderio razionale, che non è stato accolto dai suoi professori, che opterebbero per un tradizionale colloquio in presenza.

Verranno accolte le preoccupazioni degli studenti dalle istituzioni? Staremo a vedere e auguriamo un “in bocca al lupo” alla nostra amica maturanda.

Alessia, da sportiva, avrebbe anche degli allenamenti online da seguire, ma il virus (non dimenticandoci che attacca i polmoni) la rende impossibilitata a parteciparne. «Ogni minimo movimento mi costa almeno due allenamenti, sono particolarmente vulnerabile a livello fisico» ci racconta. Fortunatamente non si trova a vivere sola in casa, sebbene non abiti con la famiglia, e il calore dei suoi amici con i quali si sente ogni giorno, è di reale importanza. Essi sono a conoscenza dello stato di salute dell’amica e, in merito a ciò, ci rivela che alcuni coetanei le hanno consigliato di non diffondere notizie riguardanti la sua condizione di salute. Paura di essere giudicati? O additati? Il web ci ha fornito alcune scene discriminatorie a tal proposito. Ma le nostre, insieme a quelle di Alessia sono solo ipotesi.

Prevedere il futuro non spetta a noi giovani, ma non possiamo esimerci dal proiettare le nostre azioni e preoccupazioni in un domani ipotetico. Alessia ammette di temere l’aprirsi delle porte verso una nuova normalità remota e, passo dopo passo, incertezza dopo incertezza, si domanda se riuscirà a riadattarsi, se ci sia l’eventualità di contagiarsi nuovamente con il virus … domande senza risposta, ma che suggeriscono un consiglio valido per tutti noi: essere prudenti, osservare quanto prescritto nelle ordinanze in modo tale da non peggiorare la situazione.

È vero, noi scout, siamo chiamati ad essere pronti ad ogni evenienza e preparati per evitarne di spiacevoli mettendo in pratica le disposizioni è sicuramente più conveniente. In un momento in cui dati statistici e fantomatici esperti nel web tendono a disorientarci ed affogarci di comunicati e consigli concludiamo con una citazione di Baden Powell: “Il primo passo verso il successo è di conoscere il ragazzo; ma il secondo è di conoscere la sua casa”. Non dimentichiamoci la nostra umanità, la solidarietà e il rispetto reciproco; ogni male è un male comune e come tale deve essere condiviso e affrontato.

 

Coronavirus a 20 anni: incertezze, gioia, vicinanza!